mercoledì 18 maggio 2016

"Golgotos keliu"


"Golgotos keliu" è l'annuale percorso commemorativo dalla forte matrice storico-sociale che porta centinaia di partecipanti di Rokiškis (cittadina lituana a nord est del paese) e non solo a ripercorrere e in alcuni casi a scoprire la propria storia e il proprio territorio attraverso un'iniziativa tanto semplice quanto profonda.
Un giro in bici senza limiti d'età e provenienza, in questo caso vedendomi partecipe e testimonial di integrazione grazie alla volontà degli organizzatori (che ringrazio di cuore) attraverso i monumenti e le tombe dei combattenti e  i partigiani sparsi sul territorio.

La testimonianza attivita di chi ha vissuto l'esperienza della Resistenza e la preparazione e l'energia degli organizzatori hanno reso questa edizione ( sono sicuro anche quelle passate e quelle che verranno) qualcosa di altamente formativo per chi ha un ricordo, per chi era troppo piccolo ma ora è pronto per far sua una parte drammatica di un passato comune e per chi, come me ha sempre da IMPARARE.

Alcune foto dell'evento sulla pagina Facebook Rokiškio krašto muziejus









lunedì 25 aprile 2016

"La vita va avanti"

"La vita va avanti" potrebbe essere il titolo di questa mia fotografia scattata a Varsavia un po' di giorni fa.



Credo che la potenza delle immagini alcune volte non dovrebbe avere cornici o accenti.
E' il 25 aprile. In Italia si festeggia la Liberazione e i suoi Partigiani.
Ad alcuni sembra sfuggire questo "dettaglio" storico, per altri, è un momento dal valore estremo, un solenne ricordo.

Non ho foto di nonni da idolatrare, familiari combattenti o eroi medagliati. Storie di vita vissuta, diari, non ho elementi diretti e ricordi da tramandare ma oggi è anche la mia festa.

La vita va avanti non solo in Italia. C'è chi ha lottato e chi continua a farlo. RINGRAZIA di esser libero, almeno oggi.

venerdì 11 marzo 2016

L' 11 Marzo in Lituania

"Il 23 agosto 1989 si svolse la più grande protesta che avesse coinvolto un Paese sovietico: oltre due milioni di persone parteciparono alla catena umana, “la via baltica” che attraversò mano nella mano i tre Stati occupati, attirando su di sé l’attenzione del mondo intero. 
Nella seconda metà degli anni Ottanta, mentre il segretario Gorbaciov stava disperatamente cercando di trovare una via d’uscita alla crisi profonda che stava disgregando il regime sovietico, la Lituania insieme alle sue due sorelle baltiche forti di quel consenso popolare trasversale non ebbero paura di fronteggiare a viso aperto l’Unione Sovietica e quella manifestazione non violenta ne fu un atto tangibile: l’esperienza dei Fratelli della Foresta e della morte di Stalin erano indissolubili.
Il governo sovietico reagì duramente alla “catena umana”, attaccando il nazionalismo baltico e dichiarando che i tre Stati avrebbero continuato a far parte dell’Unione Sovietica; l’inaspettata vittoria elettorale del Sąjūdis nelle elezioni del Soviet della Repubblica Socialista Sovietica provocò un ulteriore accelerazione degli eventi. L’11 marzo 1990 il Supremo Consiglio della Repubblica Socialista Sovietica di Lituania proclamò la restaurazione dell’indipendenza e Vytautas Landsbergis fu eletto presidente. La nuova reazione sovietica divenne violenta, così unità militari occuparono la Lituania e il 13 gennaio vennero attaccati prima la torre della Televisione di Vilnius, poi il Parlamento, per la difesa della quale furono erette barricate. Gli scontri causarono 14 morti. Questa volta gli Stati Uniti e l’Unione Europea condannarono l’intervento sovietico minacciando sanzioni economiche.
Dopo il referendum del 10 febbraio 1991 che sanciva con un 90% la chiara volontà indipendentista e il fallito colpo di stato dell’agosto 1991 contro Gorbaciov, la libertà diventò reale."



mercoledì 13 gennaio 2016

Non ti scordar di me - 13 Gennaio 1991


La Lituania, tutta, riunita intorno ai falò, ricorda, con dolore i tragici avvenimenti che l'hanno condotta alla Libertà.
Il 13 gennaio 1991 la Lituania ha lottato senza armi e ha resistito con la disobbedienza all'aggressione sovietica difendendo la propria Libertà con barricate difensive.

L'assalto delle forze sovietiche alla Torre della televisione di Vilnius, la repressione e la violenza fece 14 vittime e numerosi feriti. Le postazioni di difesa vennero spazzate via e con loro la vita di innocenti per lo più giovani.

Il "Non ti scordar di me" è un fiore, semplice e bello, simbolo della campagna di sensibilizzazione alla Memoria.

La Libertà non è una cosa scontata.
La Lituania ricorda (anche senza l'ausilio del fiore) e lo dovremmo fare anche noi, in silenzio.
In Lituania sono passati già/solo 25 anni e in Italia?

giovedì 7 gennaio 2016

When We Talk About KGB - Aš už tave pakalbėsiu: Recensione






L'esigenza del racconto ha un qualcosa di estremamente viscerale, ci distingue e a volte ci fa' ritrovare, in luoghi, sguardi e perfino silenzi. La lunghezza di un silenzio a volte è pesante, imbarazzante e "scambiarlo" con il fragore di un battito di mani è una liberazione.
Più le storie sono potenti più le loro conclusioni ci fanno male o semplicemente ci lasciano lì. Abbandonati.
Abbandonati come statue che nessuno vuole, portate chissà dove e mai più volute.
"When We Talk About KGB - Aš už tave pakalbėsiu" è un intreccio di vite vere, (anche se vorresti che non lo fossero), scelte, spiate e catturate con brutalità. Come contenitore un bellissimo palazzo neoclassico nel centro di Vilnius proprio di fianco all'Accademia di Musica. Tetro e tristemente vero.
Uno spettatore poco attento o impreparato ad un tipo di documentario del genere, avrebbe un po' di difficoltà a collocare personaggi o vicende storiche, a seguire il tessuto narrativo senza avere mille interrogativi.
La drammaticità di alcune riprese, con i suoi tempi dilatati, poi, enfatizza dei già di per sé momenti di tensione emotiva, bastano delle semplici camminate o dei dettagli ad alimentare un senso di impotenza e l'esigenza di andare avanti.
La contrapposizione dolore-musica, è veicolare, la carica emotiva il ribaltamento dei ruoli,  carnefice-vittima, cattivo-buono, sancisce la sconfitta di tutti ma anche la dignità dell'uomo. Un uomo senza memoria che ha bisogno di ricominciare.
Il documentario di Maxì Dejoie e Virginija Vareikyté va a collocarsi di diritto nella filmografia essenziale per la comprensione di quel periodo storico ancora purtroppo poco conosciuto.
Il film scorre sempre in modo omogeneo anche se in alcuni frangenti, il movimento della macchina seppur volutamente netto e il materiale d'archivio-narrazione ti riportano di colpo seduto lì sulla tua bella poltroncina.
E' giusto ricordare, così, con una storia, con tante voci, con la forza di una donna che parla con la voce rotta, con la voce smarrita di suo marito 

Alessandro Sposato