mercoledì 13 gennaio 2016

Non ti scordar di me - 13 Gennaio 1991


La Lituania, tutta, riunita intorno ai falò, ricorda, con dolore i tragici avvenimenti che l'hanno condotta alla Libertà.
Il 13 gennaio 1991 la Lituania ha lottato senza armi e ha resistito con la disobbedienza all'aggressione sovietica difendendo la propria Libertà con barricate difensive.

L'assalto delle forze sovietiche alla Torre della televisione di Vilnius, la repressione e la violenza fece 14 vittime e numerosi feriti. Le postazioni di difesa vennero spazzate via e con loro la vita di innocenti per lo più giovani.

Il "Non ti scordar di me" è un fiore, semplice e bello, simbolo della campagna di sensibilizzazione alla Memoria.

La Libertà non è una cosa scontata.
La Lituania ricorda (anche senza l'ausilio del fiore) e lo dovremmo fare anche noi, in silenzio.
In Lituania sono passati già/solo 25 anni e in Italia?

giovedì 7 gennaio 2016

When We Talk About KGB - Aš už tave pakalbėsiu: Recensione






L'esigenza del racconto ha un qualcosa di estremamente viscerale, ci distingue e a volte ci fa' ritrovare, in luoghi, sguardi e perfino silenzi. La lunghezza di un silenzio a volte è pesante, imbarazzante e "scambiarlo" con il fragore di un battito di mani è una liberazione.
Più le storie sono potenti più le loro conclusioni ci fanno male o semplicemente ci lasciano lì. Abbandonati.
Abbandonati come statue che nessuno vuole, portate chissà dove e mai più volute.
"When We Talk About KGB - Aš už tave pakalbėsiu" è un intreccio di vite vere, (anche se vorresti che non lo fossero), scelte, spiate e catturate con brutalità. Come contenitore un bellissimo palazzo neoclassico nel centro di Vilnius proprio di fianco all'Accademia di Musica. Tetro e tristemente vero.
Uno spettatore poco attento o impreparato ad un tipo di documentario del genere, avrebbe un po' di difficoltà a collocare personaggi o vicende storiche, a seguire il tessuto narrativo senza avere mille interrogativi.
La drammaticità di alcune riprese, con i suoi tempi dilatati, poi, enfatizza dei già di per sé momenti di tensione emotiva, bastano delle semplici camminate o dei dettagli ad alimentare un senso di impotenza e l'esigenza di andare avanti.
La contrapposizione dolore-musica, è veicolare, la carica emotiva il ribaltamento dei ruoli,  carnefice-vittima, cattivo-buono, sancisce la sconfitta di tutti ma anche la dignità dell'uomo. Un uomo senza memoria che ha bisogno di ricominciare.
Il documentario di Maxì Dejoie e Virginija Vareikyté va a collocarsi di diritto nella filmografia essenziale per la comprensione di quel periodo storico ancora purtroppo poco conosciuto.
Il film scorre sempre in modo omogeneo anche se in alcuni frangenti, il movimento della macchina seppur volutamente netto e il materiale d'archivio-narrazione ti riportano di colpo seduto lì sulla tua bella poltroncina.
E' giusto ricordare, così, con una storia, con tante voci, con la forza di una donna che parla con la voce rotta, con la voce smarrita di suo marito 

Alessandro Sposato