La storica visita di Papa Francesco in Lituania come quella di Papa Giovanni Paolo II nel 1993, (ri)porta l'interesse di tutta la comunità religiosa e non solo, sul piccolo Stato Baltico, ancora un'incognita per molti.
I foto-racconti delle giornate lituane sono reperibili ovunque, ma il clima e lo scossone emotivo, quello purtoppo rimane solo negli occhi e nei cuori di coloro, giovani, bambini, anziani, credenti o semplici curiosi che hanno letteralmente occupato tutti gli spazi occupabili.
Gli scrittori, quelli seri, i giornalisti, quelli bravi hanno già postato il postabile, scritto e commentato ma a me non resta che tornare a scrivere di un forza generata da un Pontefice rivoluzionario che ha fatto proprio bene a tutti.
L'invito a recuperare la propria identità, al confronto generazionale, unico mezzo per solidificare le proprie radici e il guardarsi sempre dietro per non dimenticare il male dell'uomo e totalitarismi, è la base, è la strada da seguire.
La visita alle prigioni usate dal KGB, ai sotterranei di quello che che ora è diventato un Museo, quel Museo che fece iniziare anche la mia esperienza lituana, non fa che dare un chiaro segnale. Non politico, chiariamo. È l'umanità di un PAPA che nella sua Santità ci ricorda che la vita va avanti solo se ci ricordiamo chi siamo e da dove veniamo. Se abbiamo sofferto e se continueremo a farlo.
Se ci affidiamo nell'Amore, la Paura non ci tocca.
Grazie di tutto, del tuo esempio. È stato bello, ci vediamo ancora, se DIO vuole.